A tutto oggi la malattia di Alzheimer è inguaribile ma resta comunque curabile, in quanto è possibile prendersi cura del paziente affetto da demenza accompagnandolo nel suo percorso in modo da salvaguardarne il più possibile la qualità della vita. Ciò può essere fatto attraverso interventi sia farmacologici che non farmacologici.


Nonostante i progressi in campo farmacologico al momento non esistono farmaci in grado di bloccare il progredire della malattia di Alzheimer. Attualmente sono disponibili farmaci detti “sintomatici”, cioè hanno dei benefici sui sintomi della malattia. Lo scopo di questi farmaci, insieme ai supporti non farmacologici è quello di ridare una vita dignitosa al malato e serenità all’ambiente familiare.


Per trattamento non farmacologico si intendono quegli accorgimenti relativi alla relazione con la persona malata e all’organizzazione dell’ambiente che lo circonda; ciò permette di accogliere al meglio i nuovi bisogni e le necessità del malato. I disturbi comportamentali (agitazione, irrequietezza, nervosismo crescente soprattutto nelle ore serali, angoscia, pianto, tendenza a scappare da casa e resistenza ai cambiamenti) sono di difficile gestione, creano molte difficoltà al malato e al suo benessere generale e, di conseguenza, anche alla persona che lo assiste e se ne prende cura. Alcuni atteggiamenti risentono dell’ansia, della stanchezza o delle difficoltà manifestate da chi cura, creando un circuito in cui più il malato “è difficile”, più chi assiste “perde la pazienza”. La relazione con un malato d’Alzheimer, l’accompagnarlo nelle varie fasi della malattia richiedono soprattutto “pazienza” e saper stare nei momenti di bisogno. Le capacità più compromesse dalla malattia come il linguaggio, la memoria, le autonomie personali e di vita quotidiana richiedono un atteggiamento particolare di chi cura il malato. Bisogna collocare le varie espressioni della malattia all’interno di un quadro più complesso: la persona colpita dalla demenza perde le capacità ma non perde la sua identità, rimane la persona che era prima di ammalarsi, con la sua storia di vita. Il presente comporta nuovi elementi: sintomi, difficoltà prima non affrontate, il tutto in un progetto di vita da ri-creare in famiglia che costantemente deve tenere insieme la nuova situazione del parente malato. Alcune tecniche di tipo relazionale (ad esempio il conversazionalismo e la conversazione possibile) aiutano a trovare nuovi canali comunicativi rispettosi della persona e della malattia, offrendo alla persona che cura nuovi modi di parlare, ascoltare e accogliere i nuovi atteggiamenti e comportamenti del parente malato. Estremamente importanti sono la creazione ed il mantenimento di ambienti (la casa, la stanza, l’arredamento) che possano favorire l'orientamento spaziale della persona malata e che la aiutino a proteggersi da rischi eventuali. È indispensabile la messa in sicurezza di ambienti che possano essere pericolosi per il malato (es. cucina…).

Materiale liberamente estratto dalla guida guida "La malattia di Alzheimer - una guida per le famiglie " e ripubblicato con il generoso permesso della Associazione Primo Ascolto Alzheimer di Bergamo.